Economia e Società

Il raddito da lavoro in una nuova forma di economia di stato.

Il Reddito da lavoro è in questi ultimi anni sempre più finito al centro di dibattiti e speculazioni, fra reddito di cittadinanza e teorizzazione del reddito universale (Forum Davos 2021). Il reddito da lavoro dunque va ripensato? Sicuramente si è la mia risposta, un reddito che si configura sempre più verso un’economia umanistica (per dirla alla Prof.Malvezzi), non più in base alle dinamiche di profitto dell’economia dei capitali, i quali tendono per loro natura intrinseca, a svalutare il reddito al fine di amplificare i profitti imprenditoriali. Va ripensato quindi in base alla “funzione” che l’individuo svolge nella società, ossia al contributo professionale ed umano che apporta a questa. Il Reddito da Funzione Sociale prevede quindi, ad esempio, che un medico guadagni di più di un facchino, tuttavia quest’ultimo avrà una retribuzione per le sue mansioni, in grado di garantirgli una sussistenza dignitosa ed una presenza autonoma nella società. Con questo principio, tutti gli aspetti meritocratici e di interesse personale e privato, vengono mantenuti, tuttavia anche alle classi sociali inferiori, vengono garantiti abbondanza economica sufficiente ad uno stato sociale di dignità. 

Quando il lavoro non è più sufficiente al sostentamento delle classi proletarie e piccolo borghesi.

Sempre maggiormente ricattati e ricattabili, sempre più soffocati dalle speculazioni finanziarie, dall’energia alla finanza, sempre più ignorati e vessati dalla politica, disinteressata ad un vero regime fiscale che faccia pagare anche i ricchi e sopratutto le rendite finanziarie, oggi le classi dei lavoratori e della piccola borghesia, ivi compresa la piccola imprenditoria e le manifattura italiana, sono sempre più in difficoltà.

In un nuovo modello sociale che potremmo definire “economia umanistica”, il reddito-retribuzione dei lavoratori, verrebbe in parte garantito dal mercato ed in parte integrata dallo Stato, il quale ha il preciso compito e scopo di vigilare e garantire i redditi di tutte le classi lavoratrici e sociali, all’interno di un’economia di Stato in ottica di una economia umanistica e solidale.

Si passa così da un’economia del capitale e quindi di per sé privata, ad un’economia pubblico-privata, dove all’interno di un’economia privata, lo Stato governa le dinamiche del reddito da lavoro, garantendo in base ai suoi principi umanistici, la dignità della persona umana, in base alla capacità di procurarsi un reddito sufficiente anche nei casi delle classi lavoratrici inferiori. Da questa dinamica però non viene totalmente esclusa l’economia del capitale e dell’imprenditoria, la quale ha la piena possibilità di sviluppo, all’interno delle regole di Stato.

In questo contesto possiamo dunque definire il passaggio da un’economia privata e del capitale ad un’economia di Stato o umanistica, ossia un sistema economico che non abolisce il privato, ma che ne sviluppa e ne garantisce le istanze, garantendo al contempo la tutela delle classi meno abbienti e potenzialmente capaci di creare reddito.

Non possiamo infatti ritenere deplorevole l’interesse privato, ne possiamo svilire le volontà di ogni individuo di arricchirsi o di creare profitto per sé e per la sua famiglia. Questo da sempre è stato il motore della ricerca e dello sviluppo umano, l’interesse personale è il motore del progresso, o per lo meno uno dei principali fattori che lo determinano. Svilire la possibilità del merito personale e della ricchezza personale sarebbe una utopia inadeguata all’attuale evoluzione spirituale dell’uomo, il quale in questo contesto, non può prescindere da istanze di competizione, di profitto e di sviluppo delle potenzialità umane anche in termini di arricchimento personale

Tuttavia, in una società evoluta, non è più possibile ritenere che vi possano essere persone – esseri umani – che vivono in condizioni disumane e degradate, l’uomo in quanto tale, ha la intrinseca necessità di vedersi garantito un reddito adeguato al suo inserimento nella società entro un contesto di dignità umana e sociale. Tutto questo non può che essere garantito in modo intrinseco ed esplicito dallo Stato, ossia dalle regole economiche e sociali che una collettività si dà, le quali vengono per delega, garantite e suffragate dagli organi di Stato.

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